domenica 11 marzo 2018

Frida Kahlo dal particolare all’universale

Mentre visitavo la bella mostra di Frida Kahlo, al Mudec di Milano, mi giravano in testa pensieri e associazioni di idee anche lontane fra loro, che vorrei mettere nero su bianco per far chiarezza anche nella mia testa, condividendole con chi legge.

Il pannello all'entrata della mostra del Mudec
Osservando i quadri di Frida, vere rappresentazioni per immagini della sua vita, mi tornavano in mente le varie critiche fatte a Leopardi e al suo pessimismo cosmico, pensiero scaturito secondo alcuni solo grazie al costante dolore fisico che lo ha accompagnato per tutta la vita. Come sappiamo il poeta recanatese rifiutò con forza questa tesi, vero e proprio attacco secondo lui alla lucidità delle sue riflessioni. Per Frida Kahlo invece il suo disfacimento fisico e la sua sofferenza interiore sono gli oggetti fondanti del suo lavoro, senza il maledetto incidente che la vide coinvolta da giovane e che la costrinse lunghi mesi e anni a letto chiusa in pesanti busti, forse non ci sarebbe stata neppure la Frida Kahlo pittrice o almeno nei termini in cui la conosciamo. Sicuramente però quello che trovo leghi i due artisti, è il modo in cui siano riusciti a rappresentare la sofferenza che scaturisce dal profondo di ogni individuo, in qualcosa di più universale che accomuna tutti gli uomini. 

La colonna rotta, 1944
Per questo la pittura di Kahlo ci colpisce tanto, perché nelle sue lacrime, nel suo sangue, nella rappresentazione brutale e senza filtri del suo corpo, troviamo sempre qualcosa di noi e del nostro male interiore. Ci guarda nel profondo e ci fa da specchio, riflettendo la nostra immagine, come lei per dipingere gli autoritratti rifletteva la sua. Condizione umana che emerge ancora di più dai quadri dove è rappresentata la sua balia indios o la madre terra, che abbraccia sì Frida ma le sue fattezze sono totemiche, maschere impersonali e distanti: tutto ha origine dal suo latte che sgorga dal suo seno, e tutto lì finisce. 

La mia balia e io, 1937
Non c’è compassione e comprensione della condizioni umana, solo uno scorrere senza tempo. La natura messicana è un altro elemento fondante dell’arte della pittrice, ma gli oggetti naturali hanno spesso anche una valenza sensuale e al contempo minacciosa, come le foglie taglienti o striate di sangue di certi sfondi di autoritratti o piante bellissime, ma velenose. Natura madre e matrigna anche qui, quindi.

L'amoroso abbraccio dell'universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xólot
La mostra del Mudec dal titolo “Oltre il mito”, vuole proprio andare al di là della biografia e della personalità di Frida per far emergere l’arte e l’universalità della sua pittura, consacrandola fra i grandi della storia dell’arte contemporanea. Un’esposizione di molte sue opere, alcune molto famose accanto ad altre sconosciute ai più, corredata da lettere dalla bella calligrafia tonda, piene di piccoli disegnini per spiegare meglio un concetto attraverso un’immagine, come se per lei fin da giovanissima la rappresentazione visiva avesse un potere esplicativo maggiore della parola. Numerose poi sono le foto, che la vedono ritratta da sola, con Diego o con amici e parenti, molte sono mere testimonianze, altre invece vere e proprie opere d’arte come le bellissime foto a colori di Nickolas Muray, in cui la ritroviamo messa in scena con i suoi tipici costumi da tehuana e con ghirlande floreali ad adornarle i capelli.

Frida Kahlo in una foto del fotografo americano Nickolas Muray
La mostra è aperta fino al 3 giugno ed è assolutamente consigliata la prenotazione on line dei biglietti, se si vogliono evitare lunghe file in coda.


Consiglio goloso: se come me e la mia compagna di avventure Rossella Gibellini, non avvertite neppure la fame quando vi immergete in qualcosa di interessante e trascorrete 4 ore dentro una mostra, poi alla fine vi accorgete che sono le quattro e mezza e non avete ancora pranzato, allora potete approfittare all’uscita del Mudec di uno street food d’eccezione dal sapore latinoamericano, in tema con la nostra Frida: El Caminante è un bar mobile venezuelano che offre panini dai sapori esotici e davvero gustosi e che soddisfa gusti ed esigenze diverse, dal veggie al pesce, al pollo, alla carne sempre accompagnato da verdure, formaggi e salse particolari.

Cristina Radi da El Caminante - Foto Rossella Gibellini


Frida Kahlo, Oltre il mito
Mudec, via Tortona, 56 Milano
fino al 3 giugno
www.mudec.it

per vedere la galleria fotografica della mostra clicca qui

di Cristina Radi




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